Se niente importa, non c'è più niente da salvare

lunedì 4 maggio 2009

Il dolore non si lascia ingannare


E' così, per quanto sei stata attenta in ogni modo ti trova.
Mi ha trovato nonostante avessi opposto barriere di anni, costruito difese che sono volate via come la casa di carta dei tre porcellini al soffio del lupo.
E adesso che non so che fare mi sono messa a guardarlo il mio malessere che mi tiene in pugno, che dalla pancia è emerso e mi guarda beffardo.
Ha vinto lui, non serve a nulla proteggersi; se vivi incontri il dolore.
E come si fa? Come si fa?
Il dolore è parte di me ed è arrivato dentro di me perchè ho vissuto, non resta che accettarlo e farlo accomodare nella poltrona a fianco a me.
Una presenza orribile, maleducata e tremendamente triste. Prima o poi se ne andrà o impareremo a convivere nella stessa stanza.
Almeno ho la lucidità di guardarlo in faccia e di vedere dentro di lui, me.

3 commenti:

Max Caldara ha detto...

Ci son ben poche parole che si possono esprimere dinanzi ad un post come questo. Vuoi per l'immenso rispetto del dolore di una persona a cui vuoi un mondo di bene, vuoi perchè senti quelle stesse parole rappresentare i pensieri più intimi,quelli che si fa finta di non voler ascoltare,ma son sempre lì a ricordarci che esistono.
So cosa stai vivendo, lo conosco in ogni sua forma e in ogni suo colore.
Da tanto,troppo tempo.
Non mi ritengo esperto,ma di una cosa sono certo: solo chi non fa mai nulla non commette errori,non sbaglia e non soffre (e le cose sono scisse l'una dall'altra).
Mettersi costantemente in gioco è una prova di coraggio tra le più grandi in assoluto.
Il dolore c'è sempre,per il passato, per il presente e si spera ovviamente in un futuro che ne sia privo.
Non agire ci attanaglia ad un dolore passato (certo).
Agire,far qualcosa, mettersi in gioco ci espone ad un probabile (ma non sicuro) dolore futuro.
Qual è la scelta migliore? Difficile dirlo,la cosa è molto soggettiva.
Ma sai bene, da ragazza in gamba quale sei,qual è la risposta che più si adatta a te stessa.
Ti conosco solo da uno spicchio,molto piccolo, della tua e della mia vita e so bene quanto tu sia importante per le persone che ti son vicino; e nel weekend ne hai avuto una diretta conferma.
Non mollare mai,piccola Fede.
Il dolore s'alimenta di disperazione, intesa come mancanza di speranza. Non somatizzare,né specchiarti nel dolore. Lui non è te. Si ciba di te, ma non è te. Dagli solo modo di morire di fame. Solo la speranza sconfigge il dolore.Non l'amore, non la bellavita...nient'altro.
Solo la speranza.
E quando sparisco, quando voglio star da solo, quando avrei bisogno di tutti e non voglio accanto nessuno, è a questo che penso e, a fatica, con immensi sforzi, torno la persona amica che conosci.
Un amico.

Anonimo ha detto...

"Non starò più a cercare parole che non trovo per dirti cose vecchie con il vestito nuovo,
per raccontarti il vuoto che, al solito, ho di dentro e partorire il topo vivendo sui ricordi,
giocando coi miei giorni, col tempo.
O forse vuoi che dica che ho i capelli più corti, o che per le mie navi son quasi chiusi i porti,
io parlo sempre tanto ma non ho ancora fedi, non voglio menar vanto di me o della mia vita,
costretta come dita dei piedi.
Queste cose le sai, perché siam tutti uguali, e moriamo ogni giorno dei medesimi mali,
perché siam tutti soli ed è nostro destino tentare goffi voli d'azione o di parola,
volando come vola il tacchino.
Non posso farci niente e tu puoi fare meno, sono vecchio d'orgoglio, mi commuove il tuo seno,
e di questa parola io quasi mi vergogno ma c'è una vita sola: non ne sprechiamo niente
in tributi alla gente o al sogno.
Le sere sono uguali ma ogni sera è diversa e quasi non ti accorgi dell'energia dispersa
a ricercare i visi che ti han dimenticato vestendo abiti lisi buoni ad ogni evenienza,
inseguendo la scienza o il peccato.
Tutto questo lo sai e sai dove comincia la grazia o il tedio a morte del vivere in provincia,
perché siam tutti uguali: siamo cattivi, buoni, e abbiam gli stessi mali: siamo vigliacchi e fieri,
saggi, falsi, sinceri, coglioni.
Ma dove te ne andrai? Ma dove sei già andata? Ti dono, se vorrai, questa noia già usata:
tienila in mia memoria, ma non è un capitale, ti accorgerai da sola, nemmeno dopo tanto,
che la noia di un altro, non vale.
D'altra parte, lo vedi: scrivo ancora canzoni e pago la mia casa, pago le mie illusioni,
fingo d'aver capito che vivere è incontrarsi, aver sonno, appetito, far dei figli, mangiare,
bere, leggere, amare, grattarsi."

Federica ha detto...

Grazie